Monet, Manet e Renoir ovvero la nascita dell’impressionismo

01.07.2010 17:10

Nella Parigi dell’Ottocento si respiravano a pieni polmoni novità e progresso: l’impressionismo senza Parigi non sarebbe potuto esistere.
Il gruppo composto da Monet, Renoir e Manet, precursore del movimento, nacque al café Guerbois.
Provenendo da esperienze aritistiche e realtà sociali molto diverse, non avevano manifesti o basi culturali comuni, piuttosto era una sorta di aggregazione spontanea nata intorno a un diverso modo di rappresentare la natura.

Lo scopo era l’abolizione della prospettiva geometrica e il saper cogliere il cosiddetto “attimo fuggente” dipingendo en plein air, a contatto con il mondo.
Il pittore  rappresentava le sensazioni che dava il paesaggio sia figure umane sia paesaggi, cercando di dipingere la realtà il più fedelmente possibile, attenendosi a ogni impercettibile calo di tono o sfumatura di colore.

Caratteristiche della pittura impressionista erano, infatti, i contrasti di luci e ombre e i colori forti.

Ogni artista, poi, secondo la sua sensibilità rappresenta questo movimento in modo diverso. Per esempio Monet non si interessò tanto alla rappresentazione di paesaggi urbani, ma soprattutto a quelli naturali, arrivando, negli ultimi anni della sua vita, a ritrarre moltissime volte lo stesso soggetto (le Ninfee) in momenti diversi, per studiarne i cambiamenti nel tempo. Altri, come Renoir, si incuriosirono invece della figura umana colta in movimento.

In Italia, per una situazione politica e culturale conflittuale non si riuscì a cogliere e far proprie le istanze impressionististe. Per questo motivo molti pittori italiani furono affascinati dal nuovo stile e dall'apertura del pensiero parigino, in cui riscontrarono una modernità introvabile nella loro patria.


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