Mexico Teotihuacan. La città degli dei.

24.11.2010 14:14

di Valentina di Cataldo

Tra le principali proposte di ogni anno, non sono molte le mostre in grado di affascinare e coinvolgere il visitatore al punto da trasportarlo completamente nell’atmosfera che ricreano. Sarà senz’altro complice anche il tema – sempre suggestivo e di massimo interesse archeologico – ma “Mexico-Teotihuacan. La città degli dei” centra in pieno l’obiettivo. Il risultato è davvero impegnativo per mole e per rilevanza. Si tratta del più importante progetto espositivo interamente dedicato alla civiltà precolombiana di Teotihuacan, (II sec. d.C. – VII sec. d.C), allestito al fine di presentare per la prima volta al grande pubblico la storia, l'arte e la cultura di uno degli imperi più prestigiosi, misteriosi e affascinanti del centroAmerica, che dominò l'intera area mesoamericana ancora prima degli Aztechi.

In esposizione, distribuiti su sette sale tematiche che si susseguono in un ordine di visita tematico circolare intorno all’ampio spazio centrale (occupato dall’imponente decorazione del tempio del Serpente Piumato), si trovano più di trecento reperti rinvenuti nel sito archeologico della città-capitale dell'impero, attualmente uno dei siti più importanti del Messico, distante solo poche decine di chilometri dal centro di Mexico- Tenochtithlan e dallo Zòcalo di Città del Messico.

Le sale prendono il nome dal tema affrontato e riguardano gli aspetti principali e più significativi della vita, del culto, delle istituzioni di Teotihuacan: Architettura e urbanistica; Politica, economia e guerra; il sacrificio; la religione: dèi e rituali; la vita nei palazzi e nei complessi residenziali; lo splendore dell’artigianato teotihuacano; Teotihuacan e il mondo mesoamericano.

In un clima conciliato dagli effetti sonori e visivi che accompagnano la visita accentuando volta per volta la presenza di uno degli elementi naturali (soprattutto di acqua e fuoco, divinità fondamentali per il ritmo della vita teotihuacana), è possibile ammirare capolavori di scultura monumentale, rilievi in onice e pitture murali che riproducono elementi e credenze religiose e racconti mitici, statuette in ossidiana e pietra verde, vasi in terracotta dipinta o intarsiata, bracieri in terracotta con richiami antropomorfi, mitologici e rituali, che testimoniano la raffinatezza, la creatività e la passione per l'arte e la decorazione, di un popolo la cui capacità espressiva, sapienza, abilità e cultura hanno influenzato in massima parte anche la produzione artistica, architettonica e artigianale delle società successive con cui è venuta in contatto.

L’impatto è molto suggestivo e fornisce un panorama per quanto possibile completo della conoscenza che attualmente abbiamo di Teotihuacan. I misteri e gli enigmi di questa società precolombiana, che fiorì mille anni prima che gli Aztechi fondassero la loro capitale una cinquantina di chilometri più a sud (dove oggi sorge Città del Messico) non smettono infatti di esercitare un fascino ineguagliato sia sui visitatori sia sugli archeologi, ancora impegnati a scavare il sito (solo una piccola parte di esso è oggi visitabile) e a formulare nuove ipotesi sulla natura, le dinamiche, gli abiti di questa civiltà e sulle cause che ne scatenarono la distruzione (vi fu un disastroso incendio nel corso del VI secolo) e il completo abbandono, nel 650 d.C.

Chi erano gli abitanti della città? Che lingua parlavano? (Per il momento non sono state rinvenute iscrizioni, anche se ci sono esempi di quello che potrebbe sembrare un sistema di numerazione). Come si governavano? (Alcuni studiosi ritengono vi fosse un consiglio di governo formato dai leader dei diversi distretti cittadini, altri ipotizzano la presenza di un singolo sovrano. Benché si sia certi della presenza di ruoli di governo, di comando religioso e militare, non sono state trovate tombe regali, né iscrizioni che esaltino le gesta di un eroe o di un governante specifico). Come chiamavano se stessi e la città? Il nome “Teotihuacan” ancora oggi in uso deriva infatti da un momento storico di molto posteriore. In lingua nàhuatl, la parola significa “Il Luogo degli Dei” o “il Luogo dove gli Uomini divengono Dei”. Furono gli Aztechi a coniarla, quando, tra il XIV e il XVI secolo, collocarono simbolicamente tra le rovine dell’antica città il mito della creazione del mondo, ovvero del Quinto Sole, che descrive lo stato dell’universo dopo la distruzione della Quarta Era, quella del Sole d’Acqua (che era stato preceduto dal Sole della Pioggia di Fuoco, dal Sole del Vento e dal Sole della Terra).

Narra la leggenda che, dopo una fase di oscurità che aveva ricoperto la terra, gli dei designarono l’elegante e orgoglioso Tecuciztécatl e l’umile e malato Nanahuàtzin (il pustoloso) come prossime vittime sacrificali destinate ad illuminare il mondo. Il secondo dei due si gettò coraggiosamente nel fuoco e diventò il Sole; il primo, invece, avendo esitato a lanciarsi dentro il fuoco purificatore che doveva trasformarlo in un disco fiammeggiante, fu punito e diventò la Luna, meno splendida del suo compagno.

Da questa cosmogonia, oltre che dalla potenza attribuita agli elementi naturali, considerati vere e proprie divinità, deriva tutta l’architettura sacra di Teotihuacan, il cui schema urbanistico è incentrato sulla doppia polarità delle piramidi del Sole (a sud) e della Luna (a nord), connesse dall’asse principale del Viale dei Morti, secondo un tracciato nord-sud che ricalca l’andamento del calendario (Vi era un calendario solare di 365 giorni e uno divinatorio di 260 giorni). A tali edifici si aggiunse poi, in fase più tarda, anche un Viale Est-Ovest che tagliò così la città in quattro quadranti ed influenzò la costruzione del Tempio del Serpente Piumato (Quetzalcòatl) e dei palazzi residenziali (complessi multifamiliari con struttura a patio centrale).

Di massimo interesse sono le leggende e le figure mitiche simbolicamente associate ai diversi aspetti della vita sociale, politica, militare e religiosa.

La figura del guerriero, per esempio, era simboleggiata da animali come il giaguaro, il coyote, l’aquila, il gufo e il colibrì. Il culto della fertilità si ritrova nei coperchi di alcuni vasi ornati con maschere centrali e decorazioni di farfalle, frutti, conchiglie, semi.

Le divinità ufficiali, riscontrabili in forme derivate e con nuovi nomi anche nel pantheon azteco, sono Tlalòc, Dio della Pioggia o della Tempesta, raffigurato su vasi a forma della sua faccia, con cerchi bianchi intorno agli occhi. Huehuetéotl, il Dio Vecchio o Dio del Fuoco, raffigurato come un anziano ricurvo, con la faccia rugosa e la bocca sdentata, seduto a gambe incrociate al centro del cosmo, che sostiene un braciere sulla testa. La sua vecchiaia allude alla sua funzione di Dio del Tempo. Quetzalcòatl, il Serpente Piumato, associato alla gestione del potere politico e alla rigenerazione della vita, il cui corpo sinuoso attorniato di conchiglie allude all’acqua come liquido vitale, portatore di fertilità. Una versione antecedente di Xipe Tòtec, il dio azteco della rigenerazione, che chiedeva vittime sacrificali i cui corpi venivano scuoiati per farne indossare le pelli ai sacerdoti.

Il sacrificio, soprattutto umano, era infatti il fulcro della religiosità sia teotihuacana che, in seguito, azteca, al punto che si giungeva ad auto sacrificarsi, ovvero a pungersi e ad infilzarsi da soli con delle spine appuntite, in onore alla divinità sempre assetata di sangue fresco. Quest’uso cruento contribuiva a porre l’accento sugli aspetti della morte, della notte e dell’oscurità (e quindi anche della maschera), ma sempre associati al potere rigenerativo e catartico di essa. Il sacrificio religioso  era la condizione indispensabile affinché lo splendore militare, economico, commerciale della città potesse proseguire tranquillamente. (È significativo il fatto che molto spesso, come nel caso dell’inaugurazione della Piramide della Luna, ad essere immolati erano prigionieri di guerra).

 

Oltre all’aspetto religioso, la mostra espone anche quelli più quotidiani, portando le testimonianze di usi come il gioco della palla e la produzione di musica (comunque mai del tutto slegati dalla sfera del rito), ed evidenziando su miniature, terracotte e vasi, i segni di una fiorente produzione artigianale, che influenzò e fu a sua volta influenzata dagli intensi contatti militari e commerciali che Teotihuacan sicuramente ebbe con le altre civiltà coeve e vicine.

 

In occasione della mostra è stato organizzato un ciclo di incontri tematici e laboratori. Durante il periodo di apertura, il Palazzo delle Esposizioni ospita ogni settimana i più grandi esperti internazionali - provenienti appositamente dal Messico, per illustrare le loro ricerche sul campo - e i nostri maggiori studiosi di culture indigene americane, invitati a raccontare una delle civiltà più straordinarie e misteriose della storia dell'umanità. Grazie alle testimonianze di questi grandi archeologi e antropologi il pubblico avrà una visione completa non solo sull'arte e la cultura, ma anche su tutti gli aspetti principali di questa grande civiltà precolombiana, come la religione e i sacrifici, le usanze e la vita quotidiana, la società e la politica. I meravigliosi reperti esposti nelle sale acquisteranno così nuova vita, svelando in parte il loro significato nascosto, il mistero custodito gelosamente nel silenzio millenario di un'arte, espressione di una civiltà tanto raffinata quanto distante dalla nostra.

Parallelamente a “La città degli dei, è inoltre possibile visitare, sempre nello stesso spazio espositivo, le installazioni di “Carlos Amorales Remix” (dal 9 novembre 2010 al 27 febbraio 2011) e la mostra fotografica “Mexico. Immagini di una rivoluzione” (dal 9 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011).


Per informazioni:

MEXICO TEOTIHUACAN. LA CITTA’ DEGLI DEI.
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194, 00184, Roma.  Dal 9 novembre 2010 al 27 febbraio 2011. Aperta martedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30; domenica dalle 10.00 alle 20.00; chiusa il lunedì. Biglietto intero €12,50, ridotto € 10. Scuole € 4. Call center 06 39967500

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