The L.A.S.T. experience. Ovvero: come vincere la noia quotidiana a colpi di creatività popolare

01.12.2010 14:27

di Valentina di Cataldo

Oggi, il mondo delle associazioni culturali è una realtà quanto mai complessa e articolata, che radica la sua presenza sul territorio cittadino (più spesso in periferia o in quartieri “culturalmente depressi”) e che risponde al bisogno, avvertito dalle persone in maniera sempre più imperativa, di aggregarsi, di fare gruppo, di ritrovarsi, anche fisicamente, in un posto per fare qualcosa insieme, per portare avanti dei progetti condivisi.

Spesso i primi a mettersi in gioco sono i giovani, che più di tutti si sentono persi e spaesati di fronte alle dinamiche di svuotamento sociale e di perdita di senso esistenziale che si ritrovano a vivere direttamente sulla propria pelle.

Ciò potrebbe sembrare strano in una città come Milano, dove l’offerta di svago e divertimento è vastissima, velocissima e sovraccarica di input, al punto che spesso riesce difficile persino scegliere tra le troppe proposte.

A ben vedere, però, proprio per questa sua paradossale dinamica, la città finisce per togliere ogni giorno spazi, luoghi, tempi e possibilità di stare insieme davvero. Quello che potremmo definire “divertimento main stream”, quello ufficiale, cioè, che trova spazio pubblicitario in televisione o sui giornalini locali e che, spesso e volentieri, risulta piuttosto oneroso per gli utenti e lucrativo per chi lo propone, rischia infatti di schiacciare qualsiasi spirito d’iniziativa collaterale, qualsiasi proposta che non rientri nella categoria. Considerata la questione da questa prospettiva, allora, aprire uno spazio associativo culturale suona proprio come una sfida bella e buona, votata a perdersi e a spegnersi prima di cominciare.

 

E allora perché farlo? Perché fondare un’associazione, prendervi parte, frequentarla? Cosa spinge le persone a investire tempo ed energie in un progetto simile?

 

Sicuramente la voglia di creare un’alternativa alla tendenza generale, che ormai non soddisfa più. La volontà di affermare che un altro modo di stare insieme, di fare gruppo, di proporre cultura, iniziative, divertimento, è non solo possibile ma ce n’è assolutamente bisogno.

 

La neonata L.A.S.T. (Laboratorio Artistico Società Trasversali) di Milano Niguarda ne è l’ultima, più giovane, vivace prova vivente.

Fondata lo scorso anno, si basa su un progetto approvato dal Comune (che ha assegnato lo spazio in seguito a un concorso). Dietro l’organizzazione ci sono dieci ragazzi tra i venti e i trent’anni: persone normali, ognuno con i suoi interessi, lavoro, studi, lauree in scienze politiche, filosofia, scenografia; insomma, un gruppo di amici come se ne vedono tanti, che un giorno, stufi della solita solfa, delle iniziative rivolte soltanto a quelli che possono permettersele economicamente, delle proposte interessanti ma sprecate che per forza di cose escludono tutta una fetta di popolazione, in primis gli stranieri (i quali invece le renderebbero umanamente più ricche e stimolanti) si ritrovano insieme e decidono di fare qualcosa attivamente, di costruirsi un posto dove le cose vadano come piace a loro.

 

Il progetto nasce soprattutto in risposta al vuoto di comunicazione che c’è tra le diverse etnie che ormai abitano Milano. (Non a caso originariamente la proposta era stata studiata per uno spazio in via Padova, uno dei posti più popolari e multiculturali della città). L’intento è quello di creare un substrato culturale vivo, di svegliare la città proprio a partire dai punti più sopiti di essa, dalla gente comune, italiana o immigrata che sia, quella che va a scuola o al lavoro la mattina e poi quando rientra a casa è costretta per noia a rinchiudersi davanti alla televisione. Vogliono scrollare la noia di dosso alle persone. Per questo si concentrano soprattutto sui giovani come loro e sui giovanissimi, cercano di attirarli all’associazione anziché farli rimanere da soli, ognuno a casa propria, o per strada.

Ma ovviamente non è solo questo. L.A.S.T. si rivolge a tutti, ma proprio a tutti, anche a chi non è del quartiere, anche a chi magari abita in centro e poi, perché no?, si fa anche le serate mondane. Basta aver voglia di mettersi in gioco, di provare nuove esperienze, di incontrare persone con cui scambiarsi idee, racconti, proposte, con cui stare tutti insieme.

Perché L.A.S.T., con la sua stanza colorata, con il baule da soffitta da cui escono tesori, giochi, idee e meraviglie, con le foto appese e le sue vetrate sul mondo (e poco conta che il “mondo” che realmente si vede sia solo quello di un cortile), è innanzitutto un posto.

Un luogo fisico dove mettere insieme teste diverse e connettere le persone non solo virtualmente, sul web o su Facebook, ma anche fisicamente. Sembrerà sciocco, ma è proprio quello che manca in una città come Milano. Anche in pieno centro. Anche per chi i soldi ce li avrebbe. Parlarsi a quattr’occhi fa tutto un altro effetto rispetto a guardare uno schermo e le esperienze vissute prendono tutto un altro sapore.

Si costruisce qualcosa insieme. Si creano legami, amicizie, solidarietà. Ci si sente parte di una rete, legati affettivamente a un luogo. Si fa gruppo. L’associazione è un posto dove sai che se hai voglia di uscire prendi ed esci e sai che di sicuro ci trovi qualcosa di interessante in corso o almeno qualcuno con cui fare due chiacchiere. Meglio se è sotto casa. Ma c’è anche chi è disposto a farsi un bel po’ di chilometri pur di raggiungerla. Se parti con quest’idea, non c’è nemmeno bisogno di fare mille telefonate per accordarsi, né di decidere chissà cosa per scegliere dove, come, quando. A L.A.S.T. trovi (quasi) sempre aperto.

Questo è possibile grazie all’entusiasmo e alla voglia di mettersi in gioco dei ragazzi di L.A.S.T., che considerano l’associazione, più che come un semplice contenitore di iniziative, come un laboratorio permanente rivolto prima di tutto a loro stessi. Proporre un corso o un laboratorio, infatti, per loro significa sperimentarlo prima tra di loro, parlarne, provare, studiare i metodi e i mezzi per arrivare meglio al cuore delle persone, sempre con l’idea che progetto chiama progetto e amici chiamano amici. Su una cosa non ci sono dubbi: più gente c’è, più bella è la festa. Per questo l’obiettivo principale è quello di lasciare lo spazio aperto il più possibile, di far sì che ci sia sempre qualcuno ad accogliere chi passa e che chi capita lì anche solo di passaggio si possa sentire a casa, fino a proporre e a condividere i suoi progetti e le sue idee mettendoli al servizio di tutti. Per pura voglia di stare insieme e di fare insieme, di vincere il grigiore quotidiano a colpi di creatività popolare.

 

A questo fine, la programmazione è ricchissima e le iniziative in calendario molto allettanti. Si va dal book crossing alle cene sociali. Assolutamente fuori mercato, a prezzi ultra popolari, L.A.S.T. propone laboratori e corsi di film making, stop motion, italiano per stranieri, musica elettronica, tango argentino, danza del ventre, baratto e riciclo, scrittura creativa e chi più ne ha più ne metta, e poi ancora mostre fotografiche, reading, aperitivi, presentazioni, dj set, incontri di musica e di filosofia e infine un aggiornato specchietto sull’estero che faccia comunicare le persone tra loro (anche gli stranieri e gli immigrati) per cercare di invertire la tendenza milanese e che renda finalmente vive e sensate parole come “convivenza”, “multietnicità” e “integrazione socio-culturale”.

 

Informazioni:
L.A.S.T. Laboratorio Artistico Società Trasversali. Via Graziano Imperatore 40, ingresso dal Cortile delle Associazioni, via Bianchi d’Espinoza. Milano (zona Niguarda).

Fbk: L.A.S.T. associazione

 

 

 

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