Il diaframma

17.12.2010 10:08

Dopo aver affrontato il tempo di esposizione, veniamo ora al diaframma.

 

Anche se la formula esposta può spaventare, il concetto di diaframma è molto semplice: è l'apertura attraverso la quale passa la luce che va a colpire la pellicola o il sensore.

 

Tale apertura, che solitamente è di forma circolare oppure poligonale, può variare di dimensioni. Più l'apertura è grande e più luce potrà passare, più l'apertura è piccola e meno luce potrà passare.

 

La sequenza di valori che indicano le diverse aperture dei diaframmi (ossia l'ampiezza dell'apertura) è comunemente indicata con una f.

 

·               f/1,4

·               f/2

·               f/2,8

·               f/4

·               f/5,6

·               f/8

·               f/11

·               f/16

·               f/22

·               f/32

 

E’ importante ricordare che, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, più il numero che indica il diaframma è piccolo e più l'apertura è ampia, e quindi maggiore luce potrà passarvi attraverso.

 

Inoltre, esattamente come abbiamo già visto per i tempi di esposizione, passando da un determinato diaframma a quello immediatamente inferiore, si dimezza la quantità di luce che vi passa attraverso. Allo stesso modo, passando da un determinato diaframma a quello immediatamente superiore, si raddoppia la quantità di luce.

 

Anche per i diaframmi, così come abbiamo visto per i tempi di esposizione, il termine con cui si misura è detto stop. Uno stop rappresenta un valore, ossia una quantità di luce, che sarà sempre pari al doppio rispetto allo stop inferiore (ossia allo stop con numero più alto) e alla metà rispetto allo stop superiore (ossia allo stop con numero più basso). Un esempio: f2.8 è uno stop, e porterà sulla pellicola o sul sensore una quantità di luce doppia rispetto a f4 e pari alla metà rispetto a f2.

 

Possiamo quindi affermare che variando da uno stop all’altro si raddoppia o si dimezza la quantità di luce che passa attraverso l’obiettivo e che arriva a colpire la pellicola oppure il sensore.

 

Il fatto che per indicare il valore del diaframma e per i tempi di esposizione si utilizzi lo stesso termine (ossia stop) non è certo un caso. Tra il diaframma e il tempo di esposizione vi è infatti uno strettissimo legame, in quanto sia l’uno che l’altro, in definitiva, controllano la quantità di luce che colpisce la pellicola oppure il sensore. Il tempo di esposizione agisce sulla durata, mentre il diaframma agisce sull’apertura.

 

Faccio un esempio che può facilmente rendere l’idea: per versare un litro di acqua dentro un secchio posso utilizzare una bottiglia con il collo molto stretto, e allora impiegherò molto tempo, oppure una bottiglia con il collo molto largo, e allora impiegherò poco tempo. In entrambi i casi ho versato un litro di acqua dalla bottiglia nel secchio: nel primo caso, essendo il collo stretto, ho avuto bisogno di più tempo per versare l’intero litro, mentre nel secondo caso, essendo il collo più largo, ho avuto bisogno di meno tempo.

 

Torniamo ora alla fotografia. Per far arrivare sulla pellicola o sul sensore una determinata quantità X di luce, posso aprire molto il diaframma e accorciare il tempo di esposizione, oppure posso chiudere molto il diaframma e allungare il tempo di esposizione. La stessa quantità X di luce dovrà attraversare un passaggio stretto e quindi ci impiegherà più tempo, oppure dovrà attraversare un passaggio largo e allora avrà bisogno di meno tempo.

 

Riprendendo il termine stop, possiamo ora affermare una regola fondamentale per la fotografia: data una determinata quantità X di luce, se aumento di uno stop il diaframma e riduco di uno stop il tempo di esposizione… la quantità X di luce rimarrà invariata. Allo stesso modo, se riduco di uno stop il diaframma e aumento di uno stop il tempo di esposizione… avrò ancora la stessa quantità X di luce. Ad una variazione in aumento o in riduzione del diaframma deve corrispondere una uguale ma opposta variazione del tempo di esposizione.

 

Ecco qualche esempio per comprendere meglio la relazione diretta tra il tempo di esposizione e il diaframma.

 

Situazione iniziale:

tempo di esposizione: 1/60 di secondo

diaframma: f4

 

·      Riducendo il diaframma a f5,6 e aumentando il tempo di esposizione a 1/30 di secondo, avrò la stessa quantità di luce che arriverà sulla pellicola o sul sensore.

·      Aumentando il diaframma a f2,8 e riducendo il tempo di esposizione a 1/125 di secondo, avrò la stessa quantità di luce che arriverà sulla pellicola o sul sensore.

·      Riducendo il diaframma a f11 (ossia di tre stop) e aumentando il tempo di esposizione a 1/8 di secondo (anche qui di tre stop) avrò la stessa quantità di luce che arriverà sulla pellicola o sul sensore.

 

 

Ecco qualche esercizio per prendere familiarità con i diaframmi e con i tempi:

 

Situazione iniziale:

tempo di esposizione: 1/2000 di secondo

diaframma: f8

Se porto il diaframma a f16, che valore dovrò dare al tempo di esposizione per mantenere la stessa quantità di luce?

 

Situazione iniziale:

tempo di esposizione: 1/1000 di secondo

diaframma: f16

Se porto il tempo di esposizione a 1/4000, che valore dovrò dare al diaframma per mantenere la stessa quantità di luce?

 

Situazione iniziale:

tempo di esposizione: 1/8000 di secondo

diaframma: f2,8

Se porto il diaframma a f11, che valore dovrò dare al tempo di esposizione per mantenere la stessa quantità di luce?

 

Le moderne macchine fotografiche, per una più precisa esposizione (ossia per un più preciso controllo del diaframma) presentano anche valori intermedi rispetto a quelli sopra indicati. Valori, cioè, che anziché avanzare di stop in stop, avanzano di un terzo oppure di un mezzo di stop. Per il momento non prendete in considerazione questi valori, ma cercate di utilizzare solo ed esclusivamente quelli che ho riportato in questa lezione.

 

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